UNA VOCE INTERIORE
C'è stato il tempo dell'università.
Una scelta consapevole in un momento della mia vita non semplice in cui cercavo di capire chi fossi e dove volevo arrivare.
Un momento di perfetta solitudine dove l'unica compagnia era una voce. Quell'istinto che mi parlava e diceva "Credici!".
Nonostante la famiglia, il contesto e tutte le retoriche legate al mantenimento del "posto fisso".
Così decisi di iscrivermi all'università continuando a lavorare in fabbrica.
Pronto a lanciarmi ma aggrappato ad un paracadute.
Perché a volte, ci sono decisioni da prendere ma la tua intelligenza non ti dà una risposta.
Perché si ha paura di rischiare pur sapendo che, in fondo in fondo, c'è sempre quella voce che ti grida..."Fallo!".
E così, un giorno, mi ritrovai seduto in un’aula.
Strapiena.
Tutti in attesa degli esiti.
Con il docente che entra sistemando la sua giacca sulla spalliera della sedia.
Ci guardò rimanendo in piedi e in rigoroso silenzio.
Poi si pronunciò….”C’è solo un trenta”.
E continuò a scrutare come fosse un marinaio pronto ad avvistare la terra ferma.
Io ero seduto dietro, in ultima fila.
Una ragazza chiese il nome di chi fosse riuscito nell'impresa e tutto ad un tratto, avevo gli occhi dell'intera aula puntati su di me.
Non fu solo il mio primo trenta, fu anche l'unico trenta di quella sessione.
Ma il punto di questo racconto, non sono io.
Raccontarvelo, è semplicemente l'espediente per raccomandare di ascoltare sempre quella voce interiore.
Che a volte ci grida di fare qualcosa.
E che a volte mettiamo a tacere con la nostra stessa intelligenza.
Quando non la ascoltiamo, la volta dopo ci parla più piano.
Alcuni, già a vent'anni, non la sentono più.
Eppure il mondo si evolve grazie a lei.
Insieme all'eccesso, all'azzardo, al rischiare...
Molti la chiamano incoscienza.
Per me è semplicemente un'altra coscienza.